Ti ho partorito femmina - Annamaria Giannini e Sebastiano Adernò

12 Settembre 2015 17:00

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Eventi 2015   CIRCOLO ARCI "LUIGI NONO"

Fondamenta del Ponte Longo, 235/A - Giudecca 30133 Venezia VE, Italia

Presente a diversi festival nazionali di poesia, Annamaria Giannini sempre ci dice come il dire non può esimersi dal fare, come la poesia debba essere grido e denuncia, come quello vissuto sulla propria pelle sia sempre il meglio da scrivere perché vero e in quanto vero capace di tessere fili diretti con il pubblico. Collabora con sicilia.punto.poesia (Poesia per Andromeda, Il rito della luce, Teatro Coppola, etc) e con AIASP CASA DEI POPOLI Roma dove, come direttore artistico organizza eventi poetici performativi.
“Ti ho partorito femmina” è un monologo con video di Sebastiano Adernò.
Può la responsabilità della violenza di genere essere imputata solo agli uomini?
Una domanda alla quale Annamaria risponde, partendo da lei e dal suo essere madre di una donna che dovrà accompagnare in un bosco dove ancora mille e mille roghi sono accesi”.

Annamaria Giannini nasce a la Spezia il 27 novembre 1965. Cinquant’anni visti come un diario da portare sul palco ogni volta. Annamaria non è una poeta, non è una performer, non è un’attrice. Annamaria è una persona che parla sul palco della sua esperienza di vita, ogni volta con una formula diversa. Sia in prosa che in poesia che in veste di performazione visuale è lei che si racconta ancora ed ancora nella convinzione che le parole possano servire a qualcuno, anche ad una persona sola, come “istruzioni per l’uso” davanti a guadi difficili da attraversare. Negli anni ottanta arriva a Londra, diciannovenne incantata dalla rivoluzione punk e lì vive sette anni negli squats, le case occupate dei bassifondi londinesi. Il matrimonio con un ragazzo tunisino e la nascita della sua bambina, Jasmine, le fa toccare con mano il razzismo latente della società, esperienza che riporta puntualmente, oggi, in format come: #arrestatelerondini #ilreatodimigrare #preghieraperilmare #iomivergogno.
Vittima di violenza domestica riesce dopo anni a somatizzare la brutta esperienza che ha come culmine una notte dove le viene rotto il naso e sette costole a pugni con una bambina di dieci mesi in braccio. Con lucidità separa l’accaduto dalla nazionalità del suo carnefice, consapevole che la violenza non ha razza ne colore. Questo racconta in un format “ Il corpo del se” che porterà in tour a Roma i cui proventi andranno a ricostruire il tetto della Casa delle donne di Roma, in collaborazione con le cantanti Angela Pedicini e Maria Laura Satta. Porta in teatro gli anni di manicomio di Alda Merini nell’Alda Merini Project.
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