Tailor-made graves - STELLA (STEFANIA GAGLIANO)
09 Settembre 2016 15:30 - 11 Settembre 2016 19:30
Fondamenta del Ponte Longo, 235/A - Giudecca 30133 Venezia VE, Italia
tailor-made graves | opere di stella(Stefania Gagliano)
Derive e nuovi approdi è innanzitutto lo smarrimento della pittura, oserei dire del fare artistico in generale. E’ raggiungere ogni volta un nuovo minuscolo traguardo per poi vederlo sgretolarsi sotto ai nostri occhi dal nostro assolutamente necessario sguardo critico. E’ fare un passo ed ogni volta ritornare indietro, per poter guardare bene la sua orma, comprenderlo e tentare disperatamente di farne seguire uno successivo. Fare e decostruire, tela dopo tela.
Queste due opere sono i miei più recenti approdi, di conseguenza le mie attuali derive. Fanno parte di un ciclo al quale sto lavorando da un paio di anni ormai e che non ho mai mostrato nella sua interezza.
Sperando di riuscire a disfarli per costruire ancora e ancora e ancora.
E poi deriva è il mare. E’ quell’elemento che ti permette di fluttuare, galleggiare e viaggiare, persino stando fermo. E il mare per me è libertà. Assoluta, estrema, felice, che non è scontato. Ma c’è un inghippo. Come si fa a viaggiare stando fermi? Com’è possibile che il moto scaturito come volontà divenga inevitabile destino di un corpo in stasi eppure in movimento poiché trasportato da una massa fluida? Questo non è ciò che vuole il mare. Lui che è vivo in ogni suo respiro e che non tace mai. Lui non vuole corpi galleggianti. Eppure questo accade. Ed è l’essere umano a farlo accadere.
E così tante volte il mare, che è vita, diviene tomba. Da sempre e per sempre questa immensa massa di indefinibili colori e voce instancabile diviene bara per un’infinità di corpi galleggianti e in un corteo funebre che non riesce ad essere silenzioso se li porta con sé. Tanti cadaveri immersi nella vita stessa. Approdati all’ultima dimora.
Pagina Web
Derive e nuovi approdi è innanzitutto lo smarrimento della pittura, oserei dire del fare artistico in generale. E’ raggiungere ogni volta un nuovo minuscolo traguardo per poi vederlo sgretolarsi sotto ai nostri occhi dal nostro assolutamente necessario sguardo critico. E’ fare un passo ed ogni volta ritornare indietro, per poter guardare bene la sua orma, comprenderlo e tentare disperatamente di farne seguire uno successivo. Fare e decostruire, tela dopo tela.
Queste due opere sono i miei più recenti approdi, di conseguenza le mie attuali derive. Fanno parte di un ciclo al quale sto lavorando da un paio di anni ormai e che non ho mai mostrato nella sua interezza.
Sperando di riuscire a disfarli per costruire ancora e ancora e ancora.
E poi deriva è il mare. E’ quell’elemento che ti permette di fluttuare, galleggiare e viaggiare, persino stando fermo. E il mare per me è libertà. Assoluta, estrema, felice, che non è scontato. Ma c’è un inghippo. Come si fa a viaggiare stando fermi? Com’è possibile che il moto scaturito come volontà divenga inevitabile destino di un corpo in stasi eppure in movimento poiché trasportato da una massa fluida? Questo non è ciò che vuole il mare. Lui che è vivo in ogni suo respiro e che non tace mai. Lui non vuole corpi galleggianti. Eppure questo accade. Ed è l’essere umano a farlo accadere.
E così tante volte il mare, che è vita, diviene tomba. Da sempre e per sempre questa immensa massa di indefinibili colori e voce instancabile diviene bara per un’infinità di corpi galleggianti e in un corteo funebre che non riesce ad essere silenzioso se li porta con sé. Tanti cadaveri immersi nella vita stessa. Approdati all’ultima dimora.
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